Dieci minuti e poi non un calo, ma un rallentamento, come se la Fiorentina volesse prendere coscienza di cosa aveva fatto in quella prima fase di partita: gli undici punti persi in situazione di vantaggio tolgono ancora certezze. Non aveva paura del Rapid, ma di se stessa. Doveva insistere sul ritmo, l’intensità e la tecnica, invece ha un po’ frenato senza però lasciare ai modesti viennesi neppure un’occasione. E poi, nell’ultimo quarto d’ora finale del primo tempo, rieccola brillante, sia a destra col giovane Fortini (eccellente il debutto da titolare in Europa) che a sinistra (arrembante Parisi). Ma su tutti abbiamo rivisto (ed era l’ora) la qualità di Nicolò Fagioli. Il gesto tecnico più bello della partita, prima del gol di Gudmundsson, è stato il suo lancio per Piccoli, messo davanti al portiere da un pallone che ha ricordato la grazia di Totti o, visto che la squadra è viola, di Manuel Rui Costa. Ma Piccoli non ha fatto Batistuta…Pioli ne aveva cambiati sette rispetto alla sconfitta di Milano, puntando in modo deciso sul gruppo italiano, con otto rappresentanti sparsi in tutti i reparti. Il pensiero era già al Bologna, perché quella è la partita che la Fiorentina non può perdere in nessun modo. In realtà la squadra di Vienna gli ha dato delle indicazioni interessanti anche per il campionato: positivi i ritorni di Comuzzo e Viti, aggressivi e insistenti i due esterni Fortini e Parisi, equilibrata e tecnica la coppia Nicolussi-Fagioli, sempre presente Dzeko nella manovra. Unico in difficoltà Piccoli, lento e impreciso.
Dzeko era la chiave del gioco con le sue mille sponde
Dieci minuti e poi non un calo, ma un rallentamento, come se la Fiorentina volesse prendere coscienza di cosa aveva fatto in quella prima fase di partita: gli undici punti persi in situazione di vantaggio tolgono ancora certezze. Non aveva paura del Rapid, ma di se stessa. Doveva insistere sul ritmo, l’intensità e la tecnica, invece ha un po’ frenato senza però lasciare ai modesti viennesi neppure un’occasione. E poi, nell’ultimo quarto d’ora finale del primo tempo, rieccola brillante, sia a destra col giovane Fortini (eccellente il debutto da titolare in Europa) che a sinistra (arrembante Parisi). Ma su tutti abbiamo rivisto (ed era l’ora) la qualità di Nicolò Fagioli. Il gesto tecnico più bello della partita, prima del gol di Gudmundsson, è stato il suo lancio per Piccoli, messo davanti al portiere da un pallone che ha ricordato la grazia di Totti o, visto che la squadra è viola, di Manuel Rui Costa. Ma Piccoli non ha fatto Batistuta…Pioli ne aveva cambiati sette rispetto alla sconfitta di Milano, puntando in modo deciso sul gruppo italiano, con otto rappresentanti sparsi in tutti i reparti. Il pensiero era già al Bologna, perché quella è la partita che la Fiorentina non può perdere in nessun modo. In realtà la squadra di Vienna gli ha dato delle indicazioni interessanti anche per il campionato: positivi i ritorni di Comuzzo e Viti, aggressivi e insistenti i due esterni Fortini e Parisi, equilibrata e tecnica la coppia Nicolussi-Fagioli, sempre presente Dzeko nella manovra. Unico in difficoltà Piccoli, lento e impreciso.
