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Conti si arrende: “Mi ritiro, non ne posso più. Gasperini il più bravo, da Pioli l’ultimo schiaffo”

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Conti si arrende: “Mi ritiro, non ne posso più. Gasperini il più bravo, da Pioli l’ultimo schiaffo”

Redazione

18 Aprile · 22:02

Aggiornamento: 18 Aprile 2025 · 22:02

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L’esterno classe 1994 pone fine alla sua carriera a 31 anni. Una carriera partita a razzo la sua, l’exploit con l’Atalanta e il trasferimento al Milan e la convocazione in Nazionale maggiore. Poi gli infortuni gravi, il legamento crociato del ginocchio che si rompe due volte nel giro di nove mesi e pregiudica il suo ritorno ai livelli migliori. La scorsa stagione gioca le sue ultime nove partite da professionista con la Sampdoria e ora, dopo quasi un anno da svincolato, appende gli scarpini al chiodo.

A dare l’annuncio è lo stesso Conti, in un’intervista a Gazzetta.it: “Sono esausto, sono anni che combatto con problemi fisici, infortuni e delusioni. Sono svincolato da un anno e negli ultimi tre ho giocato appena nove partite. Bisogna essere consapevoli della propria situazione, io non ce la faccio più e questa sarà la mia decisione definitiva”.

Poco più di 100 minuti giocati negli ultimi tre anni, Conti non nasconde tutta la propria tristezza: “Ho perso la speranza. Sapevo che dopo la fine del contratto con la Samp non sarebbe stato facile e ne ho avuto riscontro in questi mesi, in cui comunque nessuno mi ha chiamato. Quindi meglio accettare che è finita e andare avanti”.

La fine di un sogno, ma l’ex esterno non ha ancora deciso cosa gli riserva il futuro: “No, ancora non lo so. Non voglio prendere decisioni avventate, mi sento solo di dire che mi vedo ancora nel calcio. Io sono uno di campo, magari mi piacerebbe allenare, ma è ancora presto per dirlo. Sto ancora metabolizzando che non giocherò mai più. Nel mio percorso sono stato sfortunato, ma so che la vita non finisce qui. Farò sicuramente altro. Non bisogna nascondersi, pure se è difficile da accettare. È tutto un lavoro mentale. Finisce un sogno: però per me, ultimamente, andare al campo non era più una gioia. Mi trascinavo, non ero più io”.

Dal primo infortunio è iniziato un calvario lungo otto anni. Con l’angosciante timore di non tornare più ai livelli di prima: “Ogni istante dopo il mio primo infortunio ho avuto paura di non sapere cosa ne sarebbe stato di me, del mio percorso, del mio futuro. È come fosse un fantasma che mi ha sempre accompagnato”, racconta Conti. Che prosegue: “Quando fai il calciatore sei consapevole di andare incontro a rischi simili, però poi ti succede nel momento migliore della tua vita e… un po’ te la cambia. Io posso dire che ho smesso di giocare per i tanti infortuni. Con un altro destino, chissà dove sarei ora…”.

Inevitabile per lui pensare al what if, a come sarebbe andata se…: “Lo faccio continuamente. Penso al perché gli altri sono in campo e io sul divano. Con il tempo ho imparato a conviverci, ma è una cosa che ti manda in crisi. Fai paragoni, cerchi risposte che non esistono. E credo che sarà così per sempre, questi pensieri non mi lasceranno mai”.

Dopo il primo infortunio Conti ha provato a tornare in fretta, ma appena rientrato si è nuovamente fatto male e da lì un susseguirsi di problemi e dolori. Conti pensa al passato e al suo più grande errore, non aver parlato con uno psicologo: “La verità è che non mi sono mai realmente reso conto di quanto ne avessi bisogno. Tornassi indietro lo farei sicuramente. Probabilmente sarei riuscito a gestire tutto un po’ meglio”.

Quel ginocchio nel frattempo è diventato il suo più grande avversario e non solo nel calcio: “Non esiste un giorno in cui apro gli occhi e non penso al mio ginocchio. Non c’è un momento in cui non ci sto attento. E le parlo della vita, non solo mentre gioco. Mi blocca, mi rallenta”. L’esempio che fa l’ex Atalanta e Milan è eloquente: “Non riesco ad abbassarmi sulle ginocchia, a piegarmi”.

Conti ripensa all’Atalanta e a Gian Piero Gasperini, il miglior allenatore mai avuto in carriera: “Sì, lo metto al primo posto. Personalmente gli devo tantissimo e posso solo che parlarne bene: ti massacra in allenamento, ti spinge a dare tutto, ma poi in campo la domenica ne raccogli i frutti. Voli e non te ne accorgi. In più, sai sempre cosa fare senza che lui ti dica nient’altro. Non è uno che parla tanto con i giocatori, non dà eccessiva confidenza ma riesce sempre a toccare le corde giuste quando serve”.

Ma perché succede spesso che tanti giocatori lascino la Dea e non rendano nel loro nuovo club? Conti prova a dare una spiegazione a Gazzetta.it: “Quando ti alleni con Gasperini vai a mille all’ora e lavori tantissimo. Poi cambi squadra e il carico è molto diverso e un po’ ti influenza. Poi ci si aggiunge le pressione, il fatto che vieni pagato tanto e che aumentano le responsabilità. In molti non sono riusciti a reggere tutto questo. A livello mentale può essere complicato”.

Dall’Atalanta al Milan, la realizzazione di un sogno ma anche l’inizio dell’incubo: “La prima cosa che mi viene in mente, è l’impatto con Milanello. Fu incredibile. Già solo trovare tifosi che chiedevano foto, autografi, che erano lì sotto al sole per me. Mi sono sentito un po’ planato su un altro pianeta. Come quando prima della partita col Craiova c’erano 40mila persone fuori dallo stadio ad aspettare il pullman”.

Al Milan è stato allenato da Stefano Pioli, un rapporto cominciato bene ma non terminato allo stesso modo. Conti racconta: “Con Pioli mi sono trovato benissimo, anche se sono un po’ combattuto nel giudizio. Quando lui è arrivato al Milan ho iniziato a giocare sempre, poi mi sono rifatto male e da lì in avanti per lui sono sparito. Era come non mi vedesse. Non mi ha mai dato una spiegazione, né nulla. Diciamo che è stato un ultimo schiaffo, perché mi sentivo bene”. Lo scrive Calciomercato.com

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