Ha vestito la maglia viola in tre diverse fasi della sua carriera, due da difensore e una da dirigente, fino al giugno scorso, e per Gianluca Comotto, attuale dg del Perugia, i ricordi più belli restano quelli con il «primo» Prandelli, dal 2008 al 2010.
«È stato il mio periodo migliore perché legato alla Champions anche se ero reduce da un intervento al crociato, però ho avuto tante soddisfazioni. La prima stagione è stata splendida, la seconda ricca di bellissime imprese come quella di Anfield ma anche di beffe cocenti, vedi il Bayern. E purtroppo già si percepiva che era la fine di ciclo. Il rammarico più grande è di non essere riusciti a vincere un trofeo con quel gruppo importante e dai grandi valori umani. Era una rosa molto italiana ed era più facile inserirsi, con più leader perché c’erano giocatori di grande personalità e se lasciavi le chiavi dello spogliatoio in mano a loro non sbagliavi. Un gruppo così è difficile da ritrovare anche perché il calcio in dieci anni è cambiato molto».
Prandelli che tecnico era?
«Aveva un grande carisma dal punto di vista tecnico perché chi andava in campo sapeva già cosa doveva fare. Tra allenatori avuti credo sia stato uno dei più bravi e aveva un gruppo di cui si poteva fidare. La squadra praticamente camminava da sola. Il mio rapporto con Prandelli? Arrivai dopo un’operazione e mi dette subito fiducia nonostante non potessi esprimere tutto il mio valore. Non posso che rispettarlo».
Riprendendo Prandelli, la Fiorentina ha fatto la mossa giusta?
«Prandelli conosce bene la piazza e credo che ora ci fosse bisogno di un allenatore del genere. La rosa è all’altezza, a gennaio sono stati spesi tanti soldi e la proprietà vorrà vederne i benefici. Spaccatura su Iachini? Non credo, Iachini godeva della fiducia di tutta la dirigenza e in particolare di Commisso ma ora la mossa da fare era questa».
Nello staff è entrato Donadel che lei ha avuto come compagno e poi come allenatore del settore giovanile. È il collaboratore giusto?
«Le persone intelligenti e umili come lui possono fare tutto, è una soluzione vincente. Prandelli, che era stato centrocampista come lui, pretendeva molto dal Marco giocatore».
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