La scuola di Antonio Conte, quella, per intendersi relativa a schemi, intensità di gioco o magari manovra difensiva o offensiva che sia, la vedremo. D’altra parte, Paolo Vanoli è arrivato a Firenze per questo. Per dare una sterzata alla stagione, per riscrivere la classifica e via dicendo. Di sicuro, però all’allenatore sbarcato in viola per prendersi il posto di Pioli, sono bastati i primi 90 minuti sulla panchina viola per far vedere che l’altra scuola Conte, quella dell’agitazione perenne, del non dare (e non darsi) un attimo di tregua, quella del… tarantolato, questo tipo di scuola-atteggiamento, è già e sarà alla base della gestione di partite e spogliatoio.
Così gli highlights personali di Vanoli nel suo debutto al Marassi di Genova sono un susseguirsi di salti dettati dall’istinto, di mani in alto, sui fianchi e poi sulla testa, fatte girare come in un frullatore. E poi le grida. Ai suoi ragazzi, a chi faceva male il movimento da fare, all’arbitro e ai suoi collaboratori quando qualche decisione andava in contrasto con la sua visuale dalla panchina. Debutto e ammonizione dopo nemmeno mezz’ora: Vanoli è anche questo. Il che aiuta a capire anche meglio su quanto e come lui valuti e dia importanza alla sua avventura alla Fiorentina. Vanoli è fatto così. E’ un allenatore sanguigno. Grida e si agita e dopo il 90′ di sicuro avrà l’abitudine di ricorrere alle pastiglie per la gola. Per ritrovare quella voce andata via per mandare consigli, arrabbiarsi, protestare o magari buttare fuori una boccata di gioia. C’era una volta Italiano, il tarantolato, a Firenze. Una volta, appunto. Perché in questo, Vanoli, Vincenzo lo ha già battuto. Lo riporta La Nazione.
