Un malessere legittimo, parente stretto di un campionato che fino a questo momento ha regalato solo gastriti, difficilmente attenuabili. Ci vorrebbe una bella dose di Maalox per ridurre l’acidità, ma intanto bisogna provare con una Conference in formato citrosodina. Perché se almeno non si riesce a digerire il rigorino di San Siro e le conseguenti polemiche, speriamo che almeno un successo riporti un attimo di tranquillità in una squadra che in campionato slitta e in Europa non sbanda.
Certo, improponibile il paragone con la stagione 1989/’90, quando la Fiorentina di Bruno Giorgi (almeno in principio), ma soprattutto di Roberto Baggio (dall’inizio alla fine) faticava in Italia e, invece, stupiva in Coppa Uefa. Improponibile perché la costruzione della squadra era ben diversa da questa e Pioli dovrebbe ricordarsela bene. Così come il mister sa bene che ritrovare qualche certezza è necessario per iniziare a uscire da una spirale di delusioni che stanno minando fiducia e convinzioni.
Insomma, anche la Conference ha un suo ‘perchè’ e deve essere onorata e non ritenuta, comuqnue, una valvola di sfogo per cercare di salvare una stagione che potrebbe iniziare ad avere i contorni di un calvario. ‘Vincere aiuta a vincere’, ci mancherebbe, ma bisogna aiutarsi anche da soli avendo la consapevolezza, come direbbe Flaiano, che la ‘situazione è grave, ma non seria’. In fondo, a detta di tutti, basta una scintilla per accendere un fuoco. Nel caso, proviamo a portarci dietro una scatola di cerini, a patto che non restino in mano. Lo scrive La Nazione.
