L’occasione è bella, pesante e – bisogna essere obiettivi – anche un po’ stressante. Roberto Piccoli però è un tipo tosto. Chiuso, silenzioso, lavoratore che non guarda mai alla libera uscita. Piccoli è arrivato a Firenze portandosi sulle spalle due pesi niente male: il prezzo di un cartellino da top five nella classifica dei giocatori (viola) più pagati, e la consapevolezza di essere il degno alter ego (o compagno di avventura) di Kean.
Roba pesante, insomma, ma nella sceneggiatura delle responsabilità di Piccoli forse non c’era scritto che la prima scena vera, importante, decisiva e (ripetiamolo) stressante era il dover essere centravanti di riferimento in una Fiorentina senza Kean per una trasferta che per i viola vale il doppio. Forse anche il triplo, rispetto a qualsiasi altra partita.
Piccoli sarà il centravanti viola nella notte di San Siro. La notte contro un Milan che vuole tornare a dire la sua in zona scudetto. La notte che la Fiorentina vorrebbe sfruttare per arginare un avvio di stagione all’insegna della delusione e rimettersi sui binari di un’annata diversa e almeno un po’ più ambiziosa.
Piccoli centravanti , dunque. Ovvero in quella che è la sua posizione ideale. Naturale. L’ex Cagliari nasce come bomber centrale, come punta di riferimento del gioco, della costruzione della manovra. Ok, in una Fiorentina dove il centravanti si chiama nientemeno che Moise Kean, uno come Piccoli può (e lo farà) anche calarsi nei panni della seconda punta. Del… complice nella manovra offensiva. Ma a Milano, domenica sera, sarà tutta un’altra storia. Piccoli si metterà al centro con la consapevolezza e le motivazioni di chi sa bene quanto passeranno dai suoi piedi, dalla sua testa e dai suoi movimenti, tutto il valore e la concretezza dell’attacco della Fiorentina. Piccoli vive l’attesa del momento con orgoglio e con la consapevolezza che per lui (come per la Fiorentina) il bello deve ancora arrivare. E magari il primo appuntamento sarà proprio nella notte di San Siro. Lo scrive La Nazione.
