Dopo quattro giornate di campionato, la Fiorentina si trova a fare i conti con un problema evidente e inatteso: l’attacco. Nonostante un reparto ricco di interpreti di livello e valutato da molti addirittura da Champions, al 23 settembre gli attaccanti viola non hanno ancora realizzato una rete. Dietro questo dato c’è una produzione offensiva preoccupante: appena 2,3 tiri nello specchio a partita e solo due grandi occasioni create in media. La squadra di Pioli conclude spesso da posizioni favorevoli, ma sbaglia mira con costanza, risultando ultima per xGoT, l’indice che misura la qualità effettiva dei tiri in porta.
Il caso più emblematico è quello di Moise Kean: vice-capocannoniere della scorsa Serie A e oggi primo per xG generati, con 2,3, ma incapace ancora di centrare lo specchio.
Una resa nulla che riflette bene l’inconsistenza generale sottoporta, resa ancora più bruciante dal valore assoluto dei nomi in rosa. La speranza è che basti un gol per sbloccarsi, come spesso accade agli attaccanti, ma per ora la sterilità offensiva è costata punti e fiducia. I numeri certificano una difficoltà che non riguarda soltanto le punte, ma il modo complessivo con cui la squadra costruisce e finalizza.
Il paradosso sta tutto nei valori economici e nel prestigio dei giocatori. La Fiorentina può vantare un centravanti da 62 milioni di clausola rescissoria (Kean), un numero dieci come Gudmundsson pagato 19 milioni, un nove come Piccoli costato 25 più bonus, un giovane di prospettiva come Fazzini e un bomber di caratura internazionale come Dzeko, con oltre 450 gol in carriera. Eppure questo attacco da 118 milioni di valore potenziale non ha ancora trovato equilibrio, complementarità e soprattutto concretezza. Un problema che si intreccia con le incertezze generali della squadra e che Pioli dovrà risolvere al più presto per non compromettere l’intera stagione. Lo scrive il Corriere dello Sport.