Senza Gudmundsson Pioli rinuncia al trequartista, consegna la regia a Fagioli e lancia per la prima volta dall’inizio il tandem Kean-Dzeko: è puro 3-5-2, con Edin a legare il gioco. Conte, invece, cala un tris di debutti: Milinkovic e Beukema per gli infortunati Meret e Rrahmani, e Hojlund per Lucca. Prime tracce di turnover. Ma il Napoli è bello, solido, sicuro all’inverosimile e micidiale.
Viola divorata per una ventina di minuti buoni, l’impatto è di un bulldozer: devastante, con 2-0 servito da De Bruyne su rigore e Rasmus su assist di Spinazzola in 14 minuti. Il dominio è assoluto in tutte le zone del campo: ognuno sa come occupare gli spazi, le pressioni sono feroci e le rotazioni e il moto perpetuo di McTominay, KDB e Anguissa disorientano Mandragora e Sohm. Annichiliti. Fagioli è confuso, Lobotka lucidissimo. Il tentativo di Pioli di irrobustire la mediana fallisce presto,le distanze e l’occupazione non sono mai corrette, la difesa a cinque è fragilissima mentre quella avversaria è un muro.
Il Napoli danza nell’enorme voragine centrale, facendo viaggiare il pallone a grandi velocità: nello stretto e in profondità, appoggiandosi a Hojlund. Rock e rapido di natura, ma anche bravo nella protezione del pallone e nelle sponde: Pongracic è infilzato a ripetizione. Ma le difficoltà della Fiorentina sono collettive: Comuzzo e Dodo fanno una fatica del diavolo a destra, tant’è che i primi due gol nascono da quel lato. E l’idea di attaccare sul tema unico, Dodo per Kean, non può essere sufficiente. Lo riporta il Corriere dello Sport.