Juventus-Fiorentina, 2024, 100 tifosi arrivati da Firenze. Incredibilmente triste. Vero che la Fiesole ha scioperato giustamente per la scellerata modalità di vendita dei biglietti con registrazione obbligatoria al sito della Juventus e per i prezzi folli ma il ragionamento è più generale, al di là della presenza della Fiesole a Torino.
Oggi, il giorno dopo la sconfitta contro gli storici rivali bianconeri, non si respira l’aria di sempre, non sembra di aver perso una partita così importante. Eppure solitamente i fiorentini si nascondevano, avevano paura del collega in ufficio o del compagno di banco, oggi non è così, oggi va bene. Mille sono i possibili motivi: “Tanto il campionato è andato”, “Sì sì noi puntiamo alle coppe”, “Lo sapevamo di già come sarebbe andata”.
Com’è cambiato da qualche anno fa, anche semplicemente dal maggio 2022, ultima di campionato e stadio stracolmo, o la semifinale di Coppa Italia con il Franchi al completo e lo spicchio dello Stadium al ritorno sold out in pochi minuti; ma anche negli anni passati, partite con meno valore, i vari 0-0, 0-1, 0-3 a Firenze, talvolta anche alle 15 del pomeriggio che facevano salire la rabbia o il rammarico ai tifosi gigliati per un’intera settimana o più.
Adesso è già passato tutto, pensiamo già al match di Conference League di giovedì sera in Repubblica Ceca, e anche lì saranno attesi non più di 600 sostenitori viola, forse per il prezzo della trasferta (tra volo, alloggio e biglietto), o forse perché dal divano è più comodo. O forse perché la concezione di tifo è cambiata negli anni, il sostenere la squadra da vicino non è così importante, non c’è l’attaccamento alla maglia e alla città che c’era prima, quando Anfield e la Fussball Arena Munchen si coloravano di viola con migliaia di sciarpe. Vero che attiravano di più certi palcoscenici, ma in giro per l’Italia anche in categorie inferiori i supporters fiorentini non facevano mai mancare il loro appoggio con viaggi lunghi in macchina, treno o pullman che fossero, la presenza era sempre massiccia.
Al giorno d’oggi questa appartenenza ad una terra, ad una squadra o ad un simbolo non è così forte, basti pensare ai ragazzini che magari scelgono di tifare una strisciata piuttosto che un altro team perché magari hanno visto che sono più titolati o hanno il giocatore con l’esultanza più divertente, mentre i fiorentini hanno scelto il giglio perché sono nati a Firenze o perché il padre ha tramandato una tradizione secolare di famiglia. Ma adesso non si respira più la fiorentinità di un tempo, se contro l’Atalanta in semifinale di Coppa Italia si presentano solo in 23mila, vuol dire che qualcosa è cambiato, servono nuovi stimoli.
Forse serve un trofeo che manca da 23 anni, o una scintilla che faccia tornare foga nei cuori viola, perché senza il tifo il calcio non ha senso di esistere.
Alberto De Peverelli
QUASI CERTI DEL POSTO AGGIUNTIVO PER LA PROSSIMA CHAMPIONS
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