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Sentite Novellino: “Un errore cacciare Pioli, richiamerei Pradè. Il ritiro in questo momento non serve”

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Sentite Novellino: “Un errore cacciare Pioli, richiamerei Pradè. Il ritiro in questo momento non serve”

Redazione

17 Dicembre · 12:19

Aggiornamento: 17 Dicembre 2025 · 12:19

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L’ex allenatore Walter Novellino ha parlato a Sport Fanpage della situazione che sta vivendo la Fiorentina, queste le sue parole sul tema:

Di fronte al ripetersi di un evento per diversi aspetti molto simile a quel Milan, abbiamo chiesto a Mister Novellino come un squadra di ottimi giocatori si possa ritrovare in una crisi tanto manifesta quanto paradossale: “È un problema mentale, il gol al 93′ contro il Verona è emblematico”. Crisi da cui dover e poter uscire, però, ad ogni costo: “Quasi inspiegabile, ma servono compattezza, silenzio e pazienza. Nessuna rivoluzione epocale e non fare l’errore che facemmo noi al Milan: pensare di essere forti e che le cose si risolveranno da sole”.

Mister, lei vede analogie o differenze tra l’attuale crisi della Fiorentina e il suo Milan 81-82 che poi retrocesse?
Sì, certamente noi e questa Fiorentina sono due squadre formate da calciatori di livello, fortissimi, capaci. Che sono entrati in crisi soprattutto con la testa.

Ma come ci si spiega una situazione del genere?
Sinceramente non so spiegarmi il perché. Onestamente a Firenze c’è stato anche il cambio di allenatore che io non avrei mai fatto. Pioli è un allenatore che io stimo tantissimo, un allenatore che sa perfettamente come gestire la situazione in un club come la Fiorentina che conosce benissimo e ha tutto per metterti in condizione di poter far bene.

Dunque, più che l’ambiente, la dirigenza o le qualità tecniche è una crisi psicologica?
È ovvio che sotto l’aspetto psicologico tutti i giocatori, ma non solo, hanno qualche problema. lo ho visto giocare la Fiorentina contro il Verona e hanno fatto anche una bella partita. Una partita più che discreta ma poi alla fine ha preso quel gol che dimostra che c’è qualcosa che non va nella testa del gruppo, non si è pronti ad affrontare certe situazioni. Ad esempio il Verona è decisamente caratterialmente più abituato a lottare per la salvezza, rispetto alla Fiorentina.

Ma secondo lei i giocatori hanno capito che quest’anno l’obiettivo sarà proprio la salvezza?
Ci vuole tempo, perché tutti sappiamo che questa Fiorentina è costruita ed è mentalmente abituata per giocarsi qualche posto in Europa e questo crea un blocco di fronte alla situazione attuale.

Un po’ come era capitato al suo Milan nella fallimentare stagione della seconda retrocessione: squadra di campioni che non ha saputo metabolizzare la crisi?
Non ci apparteneva la lotta per la salvezza. Almeno mentalmente lo pensavamo, perché noi eravamo convinti di essere una squadra fortissima. Però avevamo un problema evidente.

Quando parla di errori intende anche i cambi di panchina?
lo dico che l’errore più grande sia proprio questo: impuntarsi a pensare che i rimedi arrivino dal cambiamento. Nel cambiamento spesso il rimedio non c’è. C’è nel momento in cui continui ad affidarti a chi da dentro conosce davvero le cose, i fattori che guidano il club.

Rispetto al suo Milan, questa Fiorentina è però messa ancor peggio in fatto di risultati e ambiente. Concorda?
Sì, quella fu anche una stagione particolare, lottammo fino all’ultima giornata, poi ci furono un paio di situazioni che ci penalizzarono. Ma anche noi avevamo una squadra importante come la Fiorentina oggi. Oggi in squadra ci sono giocatori di assoluto livello come Kean che è in Nazionale, Fagioli ottimo centrocampista, per dirne due. Ma è evidente che c’è più di un problema davanti a questi risultati.

Sta dicendo che forse il gruppo squadra non è così compatto come si potrebbe credere?
No, non credo… ma non si sa. Dal di fuori è semplicistico dare sempre la colpa allo spogliatoio. Il problema non sono i rapporti tra giocatori o tra giocatori e allenatore: è che ti ritrovi mischiato in un contesto che non riesci a decifrare. E per uscirne è dura: io credo che al contrario di quanto accadde a noi, la Fiorentina ne uscirà, ma a una condizione.

Quale?
La pazienza.

Ma sono passate già 15 giornate, nessuna vittoria, ultimo posto… come si può predicare pazienza?
E proprio qui la questione: credo che anche il pubblico debba avere più pazienza. Quali sono le alternative? Si rischia di creare situazioni peggiori: deve continuare a sostenere la squadra anche per un aiuto psicologico, per sopportare insieme le pressioni esterne. La squadra al momento ha necessità di un supporto mentale non di avere contestazioni o ulteriori problemi da affrontare.

Dunque, se si avrà pazienza si uscirà dalla crisi?
Pazienza e silenzio.

Quindi lei è favorevole al ritiro imposto ai giocatori a tempo indeterminato?
Assolutamente no. Non sono d’accordo col ritiro perché non ritengo sia la soluzione per fare ulteriore gruppo. La Fiorentina è già gruppo, ha bisogno di isolarsi sì, ma nel silenzio cioè evitare di dare fianco a dichiarazioni, commenti verso l’esterno. Tacere, isolarsi e pensare a lavorare. Solo cosi puoi uscire dal tunnel attuale e ritornare a vedere la luce.
Che sarà lontana, ma se la incominci a vedere allora prendi coraggio e capisci di essere sulla strada giusta.

L’Europa, in questo senso potrebbe essere la fiamma che riaccende la speranza? Dopotutto in Conference League la
Fiorentina sta vivendo un’altra realtà…
È la conferma di ciò che dicevo: le vittorie e i punti in Europa fanno capire che la squadra c’è, è forte. Sotto l’aspetto psicologico deve aggrapparsi a questo, a un pensiero positivo. Senza dimenticare che poi servirà anche un pizzico di buona sorte: contro il Verona non meritavano certo di perdere e se arrivava un pareggio qualcosa in meglio si sarebbe sicuramente smosso anche mentalmente.

E le voci che presumono un eventuale nuovo ribaltone tecnico, non potrebbe anche questa essere una scossa?
Hanno cambiato già tre allenatori, non è quella la strada. No, piuttosto io richiamerei qualcun altro. Richiamerei in società Prade. Lui si è dimesso dicendo “se il problema sono io mi tolgo dalle scatole”. Ma il problema evidentemente non era lui, ma ha fatto un gesto da gran signore, da gran dirigente.
Ora sarebbe il caso di chiamarlo, chiedergli scusa e rimetterlo al suo posto perché una figura così, che conosce benissimo l’ambiente e sa lavorare, serve tantissimo a tutti. Questa potrebbe essere una scossa che potrebbe dare buoni esiti a livello psicologico: far capire che si può sbagliare, ma tutti insieme.

Ma anche se richiamassero Pioli sarebbe un segnale sbagliato?
Secondo me si: questa soluzione metterebbe in dubbio ancora una volta Vanoli e chi l’ha scelto, no? Se tornasse Pioli non posso dire se riuscirebbe a fare bene e cambiare qualcosa, lui c’era. L’hanno tolto. La strada del nuovo allenatore è stata presa, fine. Inutile tornare indietro.

La Fiorentina si salverà?
Non ho la bacchetta magica ma la classifica è molto corta, così in alto come in basso: può accadere un po’ di tutto. E poi ho una certezza: Vanoli non è uno stupido, ha avuto un ottimo approccio in una situazione più che complessa ed è una persona d’esperienza che porterà alla salvezza. Si vede che ha un progetto in testa che forse oggi appare brutto, difficile, insidioso e non esaltante. Ma i progetti alla fine ripagano sempre, spero abbia la possibilità di poter continuare. Con lui credo che la salvezza arrivi, sì.

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