L’appuntamento è per domenica pomeriggio, ironia della sorte, o anche perfido scherzo del destino, contro il Lecce di Pantaleo Corvino, che non la maglia viola e Stefano Pioli ha un legame come pochi altri nel mondo del pallone. Eppure quell’appuntamento fra l’allenatore, la squadra, il club e la piazza, proprio per Pioli sarà l’appuntamento del “dentro o fuori”. Del “vita o morte” dettato da Pradé dopo il ko contro l’Inter. La Fiorentina di Pioli, dovrà solo e soltanto vincere. Per dare ossigeno a una classifica orribile, per bloccare l’emorragia della mancata vittoria dopo nove giornate di campionato. L’orgoglio di una squadra che sembra non averne più. Vincere poi significherebbe “saltare” uno scenario che in caso contrario difficilmente potrà non essere preso in considerazione, ovvero il futuro di Pioli.
Per la verità, le carte rilanciate dopo il botto di San Siro hanno continuato a volere evitare questo tipo di considerazione, ma è evidente che e sul e dal campo non arriverà una risposta alla crisi in cui è piombata, la Fiorentina dovrà inventarsi un altro futuro. E quindi rivalutare la situazione della panchina. Da qui anche l’idea della candidatura (forte) di Paolo Vanoli allenatore “adatto” alla situazione e ovviamente “possibile” davanti ala pesantezza di un addio milionario come potrebbe essere quello di Pioli.
Ma torniamo al punto della situazione fra club e squadra. Le riflessioni, in situazioni del genere, sono continue: il dg Ferrari e il ds Pradé, da Firenze e il patrono Rocco Commisso, dagli Stati Uniti.
Detto questo, ecco che anche il fatto che non ci sarà la conferenza stampa pre-match con il Lecce può rappresentare un modo e forse una scelta mirata per mantenere il gruppo in una sorta di “bolla protettiva” per tenere squadra e allenatore uniti in vista di una domenica che vale tutto come riportato nell’edizione odierna de “-“
