In città c’è “buriana”, ma il vento di cambiamento non è ancora arrivato al Viola Park. In questi giorni la Fiorentina sta facendo fronte comune, staff tecnico, dirigenti e calciatori, tutti consapevoli di aver toccato il fondo (della classifica se non altro). Nessun cambio drastico però all’orizzonte: la Viola fa fronte comune e cerca di isolarsi nel suo quartier generale, in attesa di una dieci giorni che dirà molto sul suo futuro e sul rapporto con la piazza, ormai incrinato.
Vienna, poi l’arrivo al Franchi del Bologna e l’Inter a Milano nel turno infrasettimanale, tre scialuppe di salvataggio che il calendario lancia alla Fiorentina. Tre occasioni per testare anche l’umore della piazza, che ha risposto con numeri non banali per la trasferta di Conference: saranno 1.200 domani sera i cuori viola all’Allianz, nella tana del Rapid. I tifosi rimangono vicini alla squadra, quantomeno in senso geografico. Perché anche domenica sera, a San Siro, c’è stata l’ennesima manifestazione di insofferenza, con gli ottocento presenti nel settore ospiti che, come successo a Pisa, a fine partita hanno respinto i giocatori, accorsi a salutarli.
Il tifo organizzato ha alzato già i toni con un volantino distribuito in Curva Fiesole prima di Fiorentina-Roma e con alcuni adesivi sparsi attorno al Franchi. Al centro della contestazione c’è sempre il ds Daniele Pradè. Cresce però l’insofferenza anche per tecnico e calciatori. La pazienza, per tutti, è finita. Lo scrive il Corriere dello Sport.
