Sono 333 i decessi per Covid-19 registrati ieri, più dei 260 di domenica, ma comunque molti meno dei 454 di lunedì scorso. Cala ancora il numero delle persone in terapia intensiva e di quelle ricoverate con sintomi. Dei 105.813 contagi accertati di coronavirus Sars-Cov-2, 20.353 sono persone ricoverate con sintomi, 1.019 meno di domenica, 83.504 si trovano in isolamento domiciliare, e 1.956 in terapia intensiva, 53 in meno di domenica. Per le terapie intensive di tratta del numero più basso dal 16 marzo e del ventitreesimo giorno consecutivo in cui si registra un calo. In totale salgono così a 26.644 le persone morte ufficialmente in Italia nell’epidemia di Covid-19. È quanto emerge dal bollettino della Protezione civile di lunedì 27 aprile. Come abbiamo spiegato in passto, sono i decessi ufficiali e i ricoverati in terapia intensiva i dati da guardare per capire l’evoluzione dell’epidemia, visto che i positivi ufficiali risentono della quantità di tamponi effettuati.

«Il numero di morti ufficiali è salito esponenzialmente, cioè raddoppiando ogni tre giorni, ma scende linearmente, a una velocità molto più bassa» spiega l’amministratore delegato del Centro medico Santagostino Luca Foresti, fisico e matematico, che dall’inizio dei contagi sta analizzando i dati dell’epidemia in Italia. «Tra il 27 marzo, giorno del picco di decessi, e il 27 aprile siamo passati da circa 970 morti al giorno a circa 300. L’andamento, fatte salve le fluttuazioni giornaliere, può essere disegnato con una retta. Dal 27 marzo ogni giorno ci sono stati in media 21 morti in meno. Per arrivare a zero decessi ufficiali, se il calo continuerà agli stessi ritmi, ci vorranno altri 20 giorni circa».
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Questo se le cose rimanessero come sono state finora. Ma tra una settimana, il 4 maggio, ci sarà un primo parziale allentamento delle misure di distanziamento fisico e sociale, con la cosiddetta «fase 2». Un altro allentamento, ancora più marcato, arriverà il 18 maggio. In Germania la parziale riapertura ha già fatto salire il tasso di trasmissione R0 a 1, vuol dire che in media ogni persona infetta ne contagia un’altra (con il lockdown era 0,7). Per fermare l’epidemia il tasso deve rimanere sotto 1. «Noi oggi non sappiamo l’effetto che queste riaperture avranno sui nuovi casi — aggiunge Foresti —. Sappiamo solo che i decessi arrivano circa 22-23 giorni dopo il contagio». Ancora per una ventina di giorni, il numero di persone morte per coronavirus dovrebbe dunque continuare a calare in ogni caso per effetto del «primo» lockdown. «Anche se scenderanno i morti, però, potrebbe riprendere a diffondersi il contagio. Gli effetti sui decessi della parziale riapertura li vedremo solo all’inizio di giugno. Quelli della seconda riapertura si vedranno nella seconda metà di giugno» conclude Foresti. In assenza di test di positività statisticamente significativi (e finora non sono stati fatti) potrebbe esserci quindi un aumento di contagi che viene rilevato solo in ritardo, rendendo più difficile intervenire per limitare le infezioni. È anche per questo che la «fase 2» dovrebbe essere accompagnata da una politica di test e monitoraggio sistematico dei possibili contagi.
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