Le parole di Goretti, pronunciate in conferenza stampa al Viola Park, sintetizzano un concetto molto chiaro: “Nella mia carriera ho sempre privilegiato allenatori che avessero giocato in quella squadra perché conoscono l’ambiente.”
Quindi, scegliere un tecnico che abbia indossato quella maglia rende più semplice fare bene, perché si tratta di una figura già immersa nella cultura del club, nelle dinamiche interne e nelle aspettative dei tifosi. Il fattore identitario, secondo questa visione, diventa un vantaggio competitivo reale, soprattutto nelle piazze passionali come Firenze.
La storia della Fiorentina offre molti esempi per capire quanto questa teoria sia stata applicata e, soprattutto, quanto abbia funzionato.
Gli ex giocatori diventati allenatori viola: tra successi e percorsi difficili sono:
Giuseppe Chiappella: Giocatore: 1949–1960 con vittoria dello scudetto nel 1956. Allenatore: 1963–1967 ha vinto due Coppe Italia (1960–61, 1965–66) e una Coppa delle Coppe 1960–61.
Chiappella rappresenta uno dei casi più riusciti: la sua conoscenza della piazza, unita alla competenza tecnica, ha prodotto un ciclo vincente.
Giancarlo De Sisti: Giocatore: 1965–1974 fu Campione d’Italia nel 1969, Allenatore: 1980–1985 ottenne: 5º posto da subentrato, straordinario 2º posto nel 1981–82, a –1 dalla Juventus (stagione famosa dello slogan “meglio secondi che ladri”) e seguono un 5º e un 3º posto.
Anche nel suo caso l’identità viola ha funzionato, dando continuità tecnica e risultati di alto livello.
Giuseppe Iachini: Giocatore: 1989–1994, Allenatore: nella stagione 2019-20(subentrato a Montella, arrivato poi 10°)e nella stagione 2020-21(esonerato alla 7ª e poi richiamato alla 29ª post dimissioni di Prandelli, chiuso 13° posto).
Il suo ritorno in panchina ha avuto un impatto inizialmente positivo, portando ordine e compattezza, ma senza lasciare un segno duraturo. Un esempio di come il legame con la maglia possa aiutare solo in parte.
Stefano Pioli: Giocatore 1989-1995, Allenatore: 2017-2019 chiude la sua prima stagione alla Fiorentina ottavo, totalizzando 57 punti in campionato. Ritorna nella panchina viola per l’annata 2025-2026 dove però dopo 4 mesi verrà esonerato.
Il suo ritorno in viola da tecnico è stato vissuto con grande aspettativa proprio per il suo passato da calciatore. Questa stagione non è stata al livello delle attese: una parentesi non brillante. Un esempio chiaro di come conoscere Firenze aiuti, ma non garantisca automaticamente un rendimento al top.
Paolo Vanoli: Giocatore: 2000–2002 con Gol decisivo nella finale d’andata della Coppa Italia 2000–01. Allenatore: oggi alla guida della Fiorentina.
Vanoli è l’ultimo capitolo di questa lunga tradizione. Arriva con un passato viola, un ricordo ancora vivo nei tifosi e la volontà di costruire un progetto tecnico solido partendo proprio dalla sua conoscenza dell’ambiente.
Altri ex giocatori diventati allenatori viola: Renzo Magli, Ferruccio Valcareggi, Ciccio Graziani, Luciano Chiarugi, Giancarlo Antognoni, Pietro Vierchowood e Vittorio Guerini.
Parentesi differenti, alcune più brevi e meno incisive, altre comunque significative per comprendere la continuità di questa scelta nel tempo.
Osservando il percorso storico della Fiorentina, emerge come l’idea espressa da Goretti trovi in parte conferma: molti ex giocatori hanno avuto un impatto positivo in panchina, grazie alla conoscenza della piazza e all’empatia con ambiente e tifosi.
Altri, invece, pur avendo un passato viola, non sono riusciti a trasformare quel legame in risultati concreti, dimostrando che l’identità da sola non basta.
Paolo Vanoli diventa così l’ennesimo ex calciatore viola a sedersi sulla panchina della Fiorentina. Il suo percorso dirà se la lettura di Goretti si rivelerà ancora una volta una scelta azzeccata, come avvenuto con Chiappella e De Sisti, oppure se rientrerà nei casi in cui l’identità, pur essendo un valore, non si trasforma automaticamente in successo tecnico.
