Sebastien Frey, ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport: “La consacrazione. Alla Fiorentina sono stato uno dei portieri più forti del mondo. I fiorentini hanno capito subito che fossi un leader di personalità. Non eravamo la squadra più forte, ma il gruppo migliore sì. Ogni settimana andavamo a cena insieme, facevamo gruppo, stavamo bene. Se chiudo gli occhi ricordo gli amici, Toni, Mutu e gli altri, non una parata. Tutte cose che nel calcio di oggi sono quasi scomparse. Colpa di quei maledetti telefonini: i giocatori pensano solo a messaggiare. Mi volevano Milan, Bayern, Barcellona e Juve, l’anno in cui Buffon fu vicino al City. Ma non sarei mai andato: non potevo macchiare una storia d’amore passando dalla Viola a Torino. I tifosi mi avrebbero odiato. Sarei rimasto a vita, ma un dirigente scelse di farmi la guerra e andai a Genova.
Prandelli? L’ho avuto a Verona, a Parma e a Firenze. Da un punto di vista calcistico nulla da dire: il più preparato. Già a Parma faceva lavorare i portieri sulla costruzione dal basso. Giocavamo da Dio. Abbiamo avuto qualche scontro, ma lo riabbraccio sempre volentieri”. La delusione più grande? “La semifinale di Uefa contro i Rangers nel 2008. La metto anche prima dell’errore di Ovrebo col Bayern nel 2010, in Champions. Avremmo vinto sicuro. Eravamo fortissimi. A Firenze mi sentivo un supereroe”.