
La Gazzetta questa mattina ha pubblicato un approfondimento sul legame tra agenti e club di serie A, questo quello che scrivono:
I signori del calcio sono loro, i procuratori. Dai tempi di Dario Canovi e Antonio Caliendo, considerati in Italia i pionieri di questa professione, molto, anzi quasi tutto, è cambiato. Sono diverse le cifre in ballo, i calciatori grazie alla legge Bosman hanno più peso e… libertà professionale, ma soprattutto gli agenti sono stati abili a ritagliarsi un ruolo sempre più importante non solo nelle trattative per assicurare ai loro assistiti il miglior contratto possibile, ma anche per diventare punti di riferimento per i club. Avere ottimi rapporti con i procuratori e le agenzie più forti può dare un vantaggio fondamentale rispetto alla concorrenza nel momento in cui sul mercato arriva un parametro zero di lusso.
Ecco perché i signori del calcio sono diventati loro e i numeri che pubblichiamo nel pezzo della pagina qui a fianco, con le spese delle società di A per gli agenti lievitate oltre quota 200 milioni, devono preoccupare non poco per la stabilità del sistema. Qualche intermediario per determinati club si è trasformato in un… direttore sportivo aggiunto, con il benestare dei presidenti che altrimenti interverrebbero per stoppare il fenomeno. Altri fanno a gara per aggiudicarsi le procure più ambite, quelle dei giocatori che possono essere al centro di diversi trasferimenti durante la carriera o che sono sul punto di rinnovare il contratto. Come? A volte invogliandoli con una cifra d’ingresso per lo sfruttamento dei diritti d’immagine. A patto naturalmente che il rapporto professionale poi vada avanti per un certo numero di anni in modo da rientrare dell’investimento.
La procura federale può indagare solo in caso di denunce circostanziate da prove, ma lontano da taccuini e telecamere i racconti rabbiosi di chi ha perso un calciatore magari assistito da quando era piccolo, sono diversi. Avete fatto caso a quanti cambi di procura ci sono nelle ultime stagioni? Molti di più rispetto al passato. Tutti frutto di incomprensioni o c’è altro dietro?
Infantino così sta provando a mettere un argine almeno alla campagna trasferimenti, a fare in modo che i soldi restino all’interno del mondo del pallone. Così, dopo quattro anni di lavoro, la Fifa ha elaborato una riforma della professione di agente che è stata approvata dal Consiglio nello scorso dicembre a Doha. È entrata in vigore il 9 gennaio, ma sarà pienamente operativa solo dal 1 ottobre. Dunque dopo la prossima finestra estiva. Naturalmente non è stata una… rivoluzione condivisa con i procuratori, visto che le principali associazioni di categoria sono sul piede di guerra, pronte a presentare ricorsi a tribunali ordinari, addirittura alla Corte di Giustizia Europea.
Infantino, però, va avanti per la sua strada e, oltre a reintrodurre l’albo degli agenti, ha fissato un tetto alle commissioni (il 3% dello stipendio del calciatore per il procuratore che rappresenta il giocatore stesso o la squadra acquirente; il 10% del valore dell’operazione se l’agente lavora per il club che vende) e ha impedito a un unico soggetto (o a più soggetti della stessa agenzia) di rappresentare tutte le parti in una transazione. Obiettivo dichiarato “tutelare l’integrità del sistema di trasferimento e raggiungere una maggiore trasparenza finanziaria”.
L’agente può curare gli interessi del giocatore e di chi compra, non del calciatore e della società che cede. Basterà? Ma soprattutto i ricorsi annunciati stopperanno la riforma o saranno trovati modi per aggirare le nuove regole? Di certo le percentuali fissate dalla Fifa rendono sempre più invitante fare da intermediari piuttosto che curare gli interessi dai calciatori. E così vengono sviluppate nuove forme di guadagno. Per non parlare degli allenatori che si fanno curare i loro interessi dagli stessi procuratori che avevano in passato. In teoria i tecnici non potrebbero avere agenti…
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