Batistuta ha rilasciato queste parole a Veltroni: “Due anni fa pensare di camminare era un sogno
Batistuta prosegue dicendo che per lui il calcio è stato allegria e tortura, consapevole che la gente pagava per vedere uno spettacolo di cui lui era un attore.
Per quanto riguarda l’allenatore più importante della sua carriera, Batistuta ne cita quattro: Bielsa, Basile, l’ex viola Ranieri e Capello.
All’argentino viene chiesto anche il ricordo più bello di Firenze: “Ogni giorno dei dieci anni che sono stato lì”, dice Gabriel. “Dopo tre o quattro mesi ero già innamorato di Firenze. Avevo capito i fiorentini e le assicuro che non è facile. Loro hanno capito me e io ho sposato la causa viola. Ho pensato che se fossi riuscito a vincere qui, sarebbe stata una bella cosa. Non ci sono riuscito, ma nell’intento di arrivarci sono andato lontano”.
Batistuta parla anche della mitraglia. Dice di non sapere cosa c’era in quella esultanza, forse rabbia, era un gesto istintivo. La faceva per i tifosi perché per loro era il massimo.
Nel parlare di Astori, Batistuta dice di essere ancora sotto shock. A volte vuole parlare della tragedia, ma rimane senza parole.
In conclusione, il Re Leone dice quale maglietta si porterebbe su un’isola deserta. Nella lista che fa c’è anche quella della Fiorentina: “Quella della Fiorentina quando abbiamo vinto con l’Arsenal a Wembley”.