Il problema è che proprio non vi riesce. Non è che siete bravi, bravini, mediocri ma in via di miglioramento, scriteriati ma volitivi, ignoranti ma smaniosi di imparare. Non siete proprio capaci. Una società di presuntuosi da sempre convinta che una squadra di calcio è un’azienda qualsiasi, che si gestisce come un’azienda qualsiasi, che ha il bilancio di un’azienda qualsiasi e che va fatto quadrare tutto come in un’azienda qualsiasi. E così, come un’azienda qualsiasi, al termine di 10-15 annualità ha un valore di mercato X. Questo pensano i nostri proprietari. E dire che sarebbero imprenditori seri, illuminati, competenti, innovatori, intelligenti. E qui non uso affatto sarcasmo. So per certo che nel lavoro la famiglia Della Valle è un vero e proprio faro, un esempio. Ma come mai questa tremenda sottovalutazione del mondo del calcio? Essere dei fenomeni veri nell’ambito dell’artigianato, della moda, dell’industria, avere intuizioni geniali da una vita, capacità uniche al mondo…. E non capire niente di un ambiente in ben 15 anni. Ma come si fa? Anche se la Fiorentina ha un bilancio straordinario nei confronti del 95% delle società di Serie A, questo non significa che basti per essere vista (ed eventualmente venduta) come un vero e proprio gioiello. Nel calcio conta l’emozione, l’affettività, il trasporto, il seguito, la passione che c’è dietro ad una squadra di calcio. È tutto questo che fa la differenza. Non per niente, in Inghilterra, si spartiscono una torta più che doppia rispetto all’Italia. La “favola Leicester”, una squadra paragonabile all’Atalanta o forse meno, gestisce più soldi del 90% delle squadre italiane di Serie A. Tralasciando il sistema di spartizione molto più equo. Gli stadi sono pienissimi, la passione è traboccante, i prezzi dei biglietti molto più alti, i tifosi sono il fulcro di tutto, qualsiasi cosa viene fatta pensando a far gioire la gente. Il traino di tutto è l’entusiasmo. In Italia e soprattutto a Firenze no. I tifosi sono un peso. Non sono “persone per bene” a meno che non sostengano l’operato di una società che è da due anni alla ricerca (vana) di uno sponsor da mettere sulla maglietta, ad esempio. A Firenze l’account Facebook ufficiale della squadra di calcio fa i complimenti al Benevento dell’amico Mastella, quando il mondo intero parla del Leicester, laureatosi campione mezz’ora prima. Ma signori, prima o poi arriverà il momento che vi dovrete liberare dell’ “investimento Fiorentina”. E quel giorno vi scontrerete col mercato, non con i vostri pensieri. Voi sarete lì a raccontare di come siete stati bravi a tenere i conti a posto, di come siete stati bravi a pagare ogni mese tutti quanti, di come siete stati bravi a raggiungere risultati di tutto rispetto per la storia del club che presiedete. E questo è innegabile. Ma il compratore vi risponderà che buona parte della gente sarebbe felice che la Fiorentina venisse ceduta e che questo abbassa il prezzo. Vi risponderà che non c’è neanche una sede sociale degna di questo nome e che quindi questo abbassa il prezzo. Che è vero, è perfettamente in ordine il comparto finanziario-economico, ma è totalmente assente una progettualità sportiva e non vi è barlume di prospettiva futura. Da dove dovrebbe ripartire un nuovo acquirente? Dovrebbe completamente ristrutturare tutto, non vi è niente. Un enorme castello con fondamenta solidissime ma totalmente vuoto. Possibile che questa situazione sia ciclica e che nessuno abbiamo voglia di porvi rimedio? L’allenatore si lamenta che nessuno parla con lui del futuro, l’ex capitano (11 anni di onesta militanza in maglia viola) non viene neanche chiamato a 1 mese dalla scadenza del suo contratto né per dirgli di rimanere né per dirgli di andare a fare in culo, i tifosi si lamentano delle bugie in serie e della ridicola comunicazione… E questo succede regolarmente con una puntualità invidiabile. Imparerete mai qualcosa del nostro mondo? Oramai penso proprio di no.
Dario Ghebbe Il Gazzettino del Chianti