Per Nzola Budapest era una prova d’appello, forse l’ultima, per dimostrare di essere ancora presente, per dare uno squillo a una stagione partita con tanti proclami e finita nelle difficoltà di assorbire il salto tra Spezia e Firenze, tra pressioni e ambizioni, tra asticella orientata alla salvezza e voglia di Europa. L’angolano – si legge – ha segnato di testa un bel gol e a fine partita non tanto con le parole ma quando con i gesti ha fatto capire di aver attraversato mesi difficilissimi.
Barak invece si è ripreso lo scettro di uomo decisivo nel finale in Europa, dopo Basilea. La sua prima parte di stagione è stata un calvario, tra un virus che lo ha colpito in estate e che lo ha condizionato nella preparazione, una forma fisica trovata in ritardo e anche un inserimento in formazione che non è stato, con Bonaventura prima e Beltran poi tra i titolari del suo ruolo. Antonin ha tenuto duro e a Budapest ha ritirato fuori il meglio del proprio repertorio. Inserimento e precisione sotto porta, armi che avevano convinto la Fiorentina a investire su di lui dopo un anno a Verona in cui era andato in doppia cifra. Lo scrive Repubblica.
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