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Denuncia di Commisso è sacrosanta: le regole per un calcio sostenibile non sono uguali per tutti
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Denuncia di Commisso è sacrosanta: le regole per un calcio sostenibile non sono uguali per tutti

Giuseppe Cizza

15 Gennaio · 17:50

Aggiornamento: 15 Gennaio 2022 · 17:50

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Quella di un calcio ancorato a retaggi di romantica e romanzata gestione è una realtà ormai lontana e desueta, una realtà che, specie negli ultimi decenni, si è vista costretta a sposare (e soddisfare) a tutti gli effetti le esigenze di un agente economico propriamente inteso.

Con la sparizione dei presidenti ”tifosi”, che vessati da esorbitanti costi gestionali hanno dovuto cedere il testimone a fondi d’investimento esteri o a miliardarie multinazionali, il calcio, e chi da questo trae interesse, ha vissuto un profondo e radicato cambiamento.

LA SFIDA DI ROCCO COMMISSO…

Un dibattito sempre più acceso e divisorio, quello sul calcio sostenibile, che inevitabilmente ha visto coinvolto anche il nostro neo presidente Rocco Commisso, reo (secondo lo stato maggiore di alcuni big club nazionali e non solo) di aver denunciato una disuguaglianza di trattamento in realtà inesistente, diseguaglianza che invece, almeno secondo l’opinione di chi vi scrive , è lapalissiana.

Potrebbe bastarci puntare il dito contro la fallimentare applicazione del FFP (financial fair play) che in buona sostanza non ha fatto altro che rendere i ricchi ancora più abbienti ed impuniti, e tutti gli altri semplici vittime sacrificali di un sistema morto ancor prima di venire alla luce. Un Barcellona che in estate dichiara un indebitamento vicino al miliardo di euro si vede concessa la possibilità di spenderne 55 per rilevare il cartellino di Ferran Torres solamente qualche mese dopo, e francamente il fatto che si possa pretendere che, chi di contro si abnega quotidianamente per assicurare stabilità di bilancio e sostenibilità finanziaria, non si ponga qualche domanda è quantomento singolare.

Allora perchè non rimarcare , qualora questo non fosse sufficiente, l’insensata sfera di potere che l’attuale sistema calcio ha concesso a procuratori ed agenti, il cui tasso d’ attenzione e di tutela si rivolge orami quasi interamente alle esose commissioni di cui beneficiare e quasi per niente all’interesse del loro assistito. Non appare confusa, in questo senso, ancora una volta, la posizione di un presidente, Commisso, che non più tardi della scorsa estate ha stroncato sul nascere una manovra che del calcistico aveva ben poco, quando Jorge Mendes (potente procuratore portoghese che cura gli interessi anche di Gennaro Gattuso) riteneva, probabilmente con il benestare del suo assistito, di poter trasformare la Fiorentina nella sua personale succursale, pretendendo di accasare alcuni dei suoi assistiti in cerca di una nuova esperienza. Quasi come se l’aspetto economico rispetto ad operazioni di quella caratura fosse qualcosa di assolutamente trascurabile.

…CONTRO LE CONTRADDIZIONI DI UN SISTEMA CALCIO NON GARANTISTA

La denuncia del presidente viola, che a gran voce rivendica l’esorbitante (quanto legittimo e sostenibile) investimento operato per rilevare e finanziare la Fiorentina, è appunto sotteso a scovare e combattere tutte le insensatezze, le ipocrisie e le contraddizioni di un sistema calcio che, quantomeno ai piani alti, predica e razzola a due velocità completamente differenti. Non può di certo non scaturire una qualche ilarità, dunque, se in un contesto del genere tutti quegli organi che dovrebbero rivestire il ruolo di garanti del sistema calcio, anzichè fornire chiarezza o più semplicemente condannare i disertori, si scagli contro chi semplicemente offre e pretende uniformità di giudizio e di trattamento. Quasi a voler inspiegabilmente tutelare ciò che da tutelare non sarebbe affatto. Una sostenibilità da imputare a pochi e non a tutti è esattamente quello di cui il calcio non ha assolutamente bisogno.

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