Persona dotata di pregi o qualità tali da renderne impossibile la sostituzione con altri». Questa, sul dizionario, è la definizione di “insostituibile”. Concetto chiaro, ma spesso abusato. Soprattutto quando si parla di calcio. Eppure, più o meno in ogni squadra, c’è un giocatore del quale non si può fare a meno. Prendete la Fiorentina, e Milan Badelj. Il centrocampista croato, probabilmente, è l’unico calciatore nella rosa di Pioli a non avere un sostituto. Ci sono Sanchez e Cristoforo, certo, ma hanno caratteristiche completamente diverse. Muscoli, corsa, interdizione. Il colombiano e l’uruguaiano sono giocatori così.
L’esatto opposto, tanto per farla breve, dell’ex Amburgo. Uno che fa del “ragionamento”, della qualità tecnica e della capacità di costruire le sue doti principali. Per dirla alla vecchia maniera: Badelj è un regista. Tutti gli altri (Veretout compreso) sono mediani. Questo non significa che Milan si “limiti” a “cantare”. Se c’è da portare la croce, lo fa. Nessuno tra i viola, in queste prime sei giornate di campionato, ha corso quanto lui: 11.196 km. Molti, soprattutto considerando che lui, di gare, ne ha già saltate due. L’esordio con l’Inter e il match di domenica scorsa con l’Atalanta. Guarda caso due sfide nelle quali la Fiorentina non è riuscita a vincere e nelle quali, soprattutto, ha faticato a costruire azioni da gol. Del resto si sa. È lì, nel mezzo, che si fa la differenza. Quante volte lo abbiamo sentito dire? «Le partite si vincono a centrocampo ». Una semplificazione, certo, ma nemmeno troppo. Di certo c’è che quelle due gare hanno dimostrato che la Fiorentina non può fare a meno di Badelj.
Storia curiosa, la sua. Doveva essere il primo ad andarsene. Quello col procuratore che, un giorno sì e l’altro pure, trovava il tempo per ricoprire di bile l’intera dirigenza viola. Questione di soldi. ovviamente. Sosteneva, l’agente, di non aver mai incassato la commissione per averlo portato a Firenze, nell’estate del 2014. E poi c’era quel contratto in scadenza nel 2018 (e c’è tuttora) che non lasciava spazio a chissà quale speranza. La cessione insomma, sembrava scontata. L’unica soluzione possibile. Eppure, Milan, non ha mai aperto bocca. Non ha mai detto di voler andar via o, al contrario, di voler restare. Ha pensato soltanto a giocare e, a Moena, si è messo tranquillamente a disposizione di Pioli. E lì, in quei complicatissimi giorni d’estate, mentre i vari Borja Valero, Bernardeschi, Ilicic, Kalinic e compagnia se ne andavano, che è scattata la scintilla. Un “colpo di fulmine” che ha ribaltato il destino. Milan Badelj a Firenze e non in un’altra squadra come sembrava inevitabile.
Intanto, Pioli, contro il Chievo tornerà ad affidargli le chiavi della squadra. Vice capitano, leader (in settimana come “penitenza” per la squalifica scontata con l’Atalanta ha pagato per tutti la classica cena di squadra), e punto di riferimento sul campo. In una parola: insostituibile.
La Repubblica